martedì 20 dicembre 2011

Waiting for Christmas (20) Le ciaramelle di Giovanni Pascoli

Cari lettori
oggi ho scelto per voi una poesia di un grande autore italiano: Giovanni Pascoli.
Nella sua raccolta poetica "Canti di Castelvecchio" è presente una poesia ambientata durante il periodo natalizio, "Le ciaramelle" (la ciaramella è uno strumento musicale della famiglia degli oboi, che si suona assieme alla zampogna), un ricordo della sua infanzia.

Le ciaramelle di Giovanni Pascoli

Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne,
ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.

Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.

Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave:
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.

Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.

Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;

suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.

O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;

che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.

Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole:

sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!

L'autore

Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna nel 1855.
Il padre gli morì assassinato quando egli aveva solo 12 anni; a questo lutto si sommarono altre tragedie familiari (tra cui la morte della madre) che influenzarono profondamente la sua vita, la sua visione del mondo e la sua poetica.
A Bologna, dopo la laurea, si avvicinò a gruppi anarchici e socialisti ma, in seguito ad una esperienza di carcere che lo segnò in maniera pesante, abbandonò la politica attiva. Decise di dedicarsi all'insegnamento universitario non tralasciando mai, però, la sua unica passione: la poesia.
La sua produzione poetica, vasta ed eclettica, consistette in un incessante sforzo di ricerca metrica e formale imperniata su temi vari, quali: il gusto per le piccole cose, viste con gli occhi di un bambino; il torbido, il nascosto; l'ansioso bisogno di quiete, di un "nido" sereno di affetti; il simbolismo; la celebrazione, propria delle sue ultime opere.
Straordinario erudito, capace, nella sua costante opera di rinnovamento, di frantumare il discorso letterario in fugaci impressioni, affascinato dai temi della classicità nei suoi momenti di decadenza (tanto da comporre i "Carmina" in lingua latina), Giovanni Pascoli si spense nel 1912.
da liber liber

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