Sono lieta di ospitare i tre autori: Danilo Arona, Selene Pascarella e Giuliano Santoro
Danilo Arona e' nato ad Alessandria, e' giornalista, scrittore e critico cinematografico. Dal 1978 a oggi ha firmato oltre venti titoli tra saggi di cinema, inchieste sul lato oscuro del sociale e romanzi horror.
Giuliano Santoro e' giornalista. Fa parte della redazione del settimanale 'Carta' e si occupa di politica e societa'. Suoi articoli sono usciti su 'Il Manifesto', 'Il Messaggero, 'Il Quotidiano della
Calabria', 'Il Ponte', 'Posse'.
Selene Pascarella e' nata a Taranto nel 1977, si e' laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi dedicata al cinema italiano dell’orrore e del fantastico; e' giornalista dal 2005.
Appassionata fin dall’adolescenza di ogni sottoprodotto nero dell’industria culturale, collabora con la rivista 'Carta', per la quale cura una rubrica dedicata alla fiction seriale televisiva.
Grazie della disponibilità e benvenuti nel blog “Il Libro Eterno”, vi va di presentarvi ai lettori?
D.A. Danilo è un curioso grafomane. Scrive dal 1962 da quando s'imbatté in una mastodontica macchina da scrivere marca Continental e da allora, tra picchi di presenza e lunghe assenze, non ha più smesso. Oggi i miei titoli sono oltre trenta e non venti. Colpa anche dell'età essendo nato nel 1950.
S.P. Sono una giornalista appassionata di fiction seriale e linguaggi cinematografici. Frequento i territori dell’horror e della fantascienza fin da bambina per colpa – o per merito – di mia madre e mio fratello maggiore, entrambi divoratori di fumetti e narrativa di genere.
Quali sono i vostri autori preferiti?
D.A. Troppi per farne un elenco. E tutti amici, perciò mi astengo. Autori e soprattutto autrici, vorrei sottolinearlo. Però fammi citare Henry James e Daphne Du Maurier, come i rappresentanti di una vecchia e classica scuola dalla quale, per i miei gusti, non si può prescindere.
G.S. Amo “La vita agra” di Luciano Bianciardi, ci trovo due visioni profetiche: la denuncia del miracolo economico e la geniale narrazione del lavoro cognitivo. E poi le storie meta-letterarie di Paul Auster, gli aggettivi scoppiettanti usati dal filosofo Paolo Virno. Di recente, mi ha colpito la spietata analisi del paese dei romanzi di Walter Siti.
S.P. Domanda da un trilione di dollari. In ordine di apparizione e folgorazione esistenziale non posso non citare Stephen King, Jack Vance, Joseph Sheridan Le Fanu, John Fante e Raymond Carver. Ce ne sarebbero molti altri, di disparatissima provenienza, ma mi fermo qui.
Ci volete presentare L’alba degli zombie?
D.A. I tre volti della paura cadaverica. Un saggio a sei mani, inedito per struttura e tesi contenute, frutto del lavoro di tre appassionati del genere. Interessante anche per la differenza generazionale degli autori.
G.S. È un oggetto quadrangolare composto da 266 fogli per lo più in bianco e nero. Se ci infili il naso dentro senti il profumo della carta stampata. È inebriante.
S.P. L’alba degli zombie è un atipico saggio a otto mani che, partendo dalla filmografia di George Romero, che ha stabilito il canone dello zombie moderno, si interroga sulla longevità del morto vivente, dalle sue prime apparizioni nel primo scorcio del secolo breve al debutto del terzo millennio saldamente in cima alla top ten dei mostri più terrificanti, e la sua capacità di raccontare il nostro mondo incarnandone le pure più profonde.
Com’è nata l’idea di scrivere un saggio dedicato agli zombie?
D.A. L'idea viene da Paolo De Crescenzo, patron di casa Gargoyle. E' una sua proposta e quindi si tratta di un lavoro commissionato. Ma nessuno dei tre ha avuto un momento di esitazione.
G.S. Eravamo accerchiati dai morti viventi. L’unica speranza di sopravvivere era cercare di comprendere cosa volessero dirci. Anche perché, come è noto, gli zombie non si possono battere. E allora ci siamo gettati nella mischia putrescente.
S.P. Gli zombie dominano la produzione cinematografica, la fiction seriale televisiva e on line, i videogiochi, i fumetti, la poesia, la narrativa comica e quella rosa, la ricerca scientifica (dalla matematica pura alla biologia) e le scienze sociali, ma l’elenco potrebbe continuare a lungo. Non si può andare a zonzo per il nostro immaginario senza imbattersi nella loro massa multiforme e minacciosa. Il libro è nato per render conto, a noi stessi prima di tutto, della natura di questa invasione di non morti.
Come avete organizzato le fasi di scrittura?
D.A. I tre saggi che compongono il libro, per quanto complementari, si leggono autonomamente. Perciò non ci siamo fasciati la testa con falsi problemi di organizzazione. Una volta, assodato che Selene e Giuliano sviluppavano il tema su precise coordinate di taglio antropologico, sociale e politico, io mi sono dedicato all'assetto storico del filone, chiaramente privilegiando il cinema di Romero come chiave d'accesso. Nel mentre si scambiavano i partial via rete, in modo da non creare doppioni e anche per evitare opinioni stridenti o diametralmente opposte su questo o su quel film. Tutto è filato via molto liscio.
G.S. Abbiamo seguito le nostre inclinazioni, è stato molto naturale.
S.P. Ognuno di noi ha scelto per raccontare il ritorno degli zombie il taglio più affine alla propria formazione e sensibilità, la divisione del lavoro di scrittura è scaturita di conseguenza senza troppi intoppi.
Quale parte del libro preferite?
D.A. Non ho preferenze in merito. Al massimo una affettiva nei confronti di Selene che ha scritto di zombie in piena gravidanza con parto intermedio, allattamento, etc... Una ragazza fantastica, a dir poco rara...
G.S. Non cito la mia per ovvi motivi di eleganza. Voglio invece citare l’ottima intervista a Romero di Paolo Zelati, che è a tutti gli effetti il quarto autore del volume.
S.P. Credo che la sezione curata da Giuliano Santoro che getta lo zombie nella mischia politica e lo elegge a protagonista della narrazione collettiva che quotidianamente contribuiamo a tracciare porti la riflessione critica sul genere z a un nuovo livello.
Che cosa ne pensate dell’evoluzione degli zombie, da esseri lenti e goffi a veloci e agili?
D.A. E' un'evoluzione tecnica che fa il paio con l'avvenuto cambiamento di ritmo del cinema di tensione. Una volta i thriller e gli horror erano sapientemente lenti soprattutto nell'avvio – il famoso levare – per poter cogliere al pieno atmosfere e suggestioni. Oggi, tenendo conto dei target di maggioranza – gli adolescenti o comunque un pubblico giovane -, i film sono divenuti veloci, ultradinamici e “cinematici”. Effetto dei videogame e di Jerry Bruckheimer, forse. Così anche gli zombie, nell'ottica di molti autori, si sono dovuti adeguare. A me piacciono lenti.
G.S. Non mi convince. Un corpo in decomposizione come fa a correre? Sono legato ai canoni di Romero.
S.P. L’evoluzione dello zombie non segue percorsi lineari, non assistiamo a una eliminazione darwiniana delle caratteristiche biofisiche del mostro non più al passo coi tempi. Lo zombie lento e quello veloce, quello senziente e il predatore afasico divora cervelli, coesistono e creano sempre nuove forme, contaminate e mutanti, del non morto venuto dai Caraibi per mano di uno stregone voodoo per conquistare le periferie metropolitane del mondo intero.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
D.A. Ancora un paio di romanzi e poi smetto. Sono all'età della pensione. Fine corsa, si scende. E poi cercherò di sopravvivere al meglio sino alla fatal quiete.
G.S. Imparare a suonare ancora meglio l’ukulele.
S.P. Continuerò a occuparmi dei sotterranei della nostra industria culturale.
Volete aggiungere qualcosa prima di salutarci?
D.A. Aggiungo una frase carpita al sommo Bradbury, credo da Il Veldt... Si fa il cinema con i morti. Si fanno camminare i morti, e questo lo chiamano cinema. Non è testualmente così perché vado a memoria. Ma, insomma, il succo è questo. Alla fine di questo parla il nostro libro. Grazie dell'attenzione.
S.P. Preparatevi per la nuova alba zombie, ne varrà la pena…
Questa è la sinossi:
Il biennio 2011-2012 viene salutato come la nuova stagione dei morti viventi. Che spetti agli zombie il compito di traghettarci verso l'attesa apocalisse del dicembre 2012? Di certo nessuno se lo augura sul serio, ma chi, meglio dei non-morti di George Romero, può aspirare al titolo poco ambito di "araldi dello sterminio"? A più di quarant'anni dall'uscita deflagrante del film "La notte dei morti viventi" - mito di fondazione dello zombie post-industriale non si placano le passioni e le "fameliche" aspettative dei fan. Né diminuiscono film, libri e serie Tv. Una nuova "alba degli zombie", sperando non sia l'ultima, sta sorgendo. La presente opera ambisce a connotarsi come stimma sull'esalogia romeriana dei living dead, proponendosi come punto di riferimento per appassionati, ricercatori o semplici curiosi. Il libro ripercorre la storia, dal 1968 a oggi, dei film suddetti e delle innumerevoli ricadute della mitologia dello zombie in campo culturale e cinematografico, con una messa a fuoco particolare sull'orizzonte socio-politico del non-morto e sulle sue tante rivisitazioni nella fiction. Una paura che continua a materializzarsi nel luogo classico del trauma collettivo: il cinema. Accanto ai saggi complementari di Danilo Arena, Selene Pascarella e Giuliano Santoro, un'intervista esclusiva a George Romero a cura di Paolo Zelati.
- Titolo: L' alba degli zombie. Voci dell'Apocalisse: il cinema di George Romero
- Autori: Danilo Arona, Selene Pascarella, Giuliano Santoro
- Editore: Gargoyle (collana Storie)
- Data di Pubblicazione: Aprile 2011
- ISBN: 9788889541593
- Dettagli: p. 266
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