mercoledì 28 luglio 2010

“Il Libro Eterno” intervista: Danila Comastri Montanari

Danila Comastri Montanari nasce a Bologna il 4 novembre del 1948. Lascia precocemente la scuola per entrare all'università dove si laurea in Pedagogia (1970) e in Scienze Politiche (1978). Per vent'anni insegna e viaggia ai quattro angoli del mondo.
A partire dal 1990 scrive gialli storici incentrati sulla figura di Publio Aurelio Stazio, nobile senatore della Roma di Claudio (metà I secolo d.C.). Al momento sono stati pubblicati 15 romanzi : Mors tua, In corpore sano, Cave canem (potete trovare la mia recensione qui), Morituri te salutant, Parce sepulto, Cui prodest?, Spes ultima dea, Scelera, Gallia est, Saturnalia, Ars moriendi - Un'indagine a Pompei, Olympia - Un'indagine ai giochi ellenici, Tenebrae, Nemesis, Dura Lex (pubblicati con la Hobby & Work).
Oltre alla serie di Publio Aurelio ha scritto altri romanzi e racconti ambientati in differenti epoche storiche.

Ha gentilmente accettato di rispondere alle domande di questa intervista.

Grazie della disponibilità e benvenuta nel blog “il libro eterno”.

Lei ha scritto romanzi e racconti mistery ambientati in epoche storiche differenti.
Perchè ha scelto di dedicarsi al giallo storico?

Perché non mi diverto a leggere o a scrivere vicende “veriste” ambientate sotto casa, mi basta di viverle quotidianamente. Perché il passato consente di mettere in scena situazioni che a volte esistono anche nel presente e sottolineare quanto nell’essere umano vi sia di diverso nelle varie società e quanto di uguale in tutti i tempi. Perché non vi è più nulla di esotico, salvo il passato. Perché il passato mi affascina non soltanto nella sua realtà oggettiva, ma anche per i modi in cui è stato percepito e tramandato dall’immaginario collettivo.
E irriverentemente: perché un romanzo storico è meno datato, per cui si vende anche a distanza di decenni. E sul romanzo storico non arrivano querele dai pezzi grossi che credono di riconoscersi nel cattivo di turno, in quanto i protagonisti sono tutti morti da duemila anni…


E’ difficile delineare un personaggio che non appartiene alla nostra epoca?

Conoscere la letteratura dell’epoca non basta, anche se è certamente la base da cui partire: nemmeno oggi infatti si pensa o si parla come si scrive. In ogni caso, anche restando volutamente superficiali, il lavoro da affrontare non è banale e proprio per questo è interessante e divertente: duemila anni fa i punti di riferimento erano altri, diverse le citazioni entrate nell’uso comune, diversi i paragoni entrati in memoria, differenti le locuzioni con cui si esprimevano i concetti. Pensate ad esempio quanta parte del nostro attuale linguaggio è desunto dalla tradizione biblica: tutto ciò va espunto con grande attenzione, così come va espunta una mentalità che, dopo venti secoli, si è radicata profondamente nel vissuto interiore di ogni occidentale, anche in chi non professa la religione cristiana. Occorre dunque fare sempre riportarsi ai classici, leggendo tra le righe degli autori antichi anche ciò che non esprimevano a viva voce, perché per loro era assolutamente ovvio.
Chiedersi come pensava e come viveva le sue emozioni un uomo di venti secoli or sono non è comunque sufficiente, occorre anche “modernizzare” in parte il suo pensiero, per renderlo comprensibile a chi è nato ai tempi nostri (ecco un’affermazione che scatenerà le ire dei filologi!). Se uno scrittore di romanzi storici non lo facesse, se non si domandasse come avrebbe affrontato un romano del I secolo dei problemi analoghi ai nostri, produrrebbe soltanto un’arida cronaca, incapace di appassionare il pubblico.


Quanto tempo dedica alla ricostruzione storica della trama?

Dipende dal contesto. Se il romanzo si svolge nell’Urbe, avendo già abbastanza chiaro lo sfondo, mi dedico essenzialmente ad approfondire la subcultura all’interno della quale intendo dipanare la vicenda, ad esempio, il mondo della medicina antica (“In corpore sano”) o quello dei ludi gladiatori (“Morituri te salutant”) il funzionamento delle banche (“Parce sepulto”) lo svolgimento dei processi penali (“Dura lex”) la schiavitù minorile (“Saturnalia”) ecc… Il romanzo che mi ha chiesto il maggior sforzo di documentazione però è “Terrore” che non si svolge nell’impero romano, bensì nella Francia rivoluzionaria: tutto ciò che accadeva a Parigi in quel settembre del 1793 veniva tramandato giorno per giorno, quindi il rischio di sbagliare era elevatissimo.


Quali sono i suoi autori preferiti?

Rispondo come rispondeva Foscolo: Omero, Dante e Shakespeare. Quelli che frequento tutti i giorni però sono gli autori di thriller, di polizieschi o comunque di romanzi di indagine, d’epoca, o di ambiente, dai grandi autori che ormai ci hanno lasciato (Rex Stout, Robert Van Gulik, Ed McBain ecc…) fino agli attuali - compresi Follett, Grisham e Sussman, che reputo splendidi professionisti, capaci di incollare il lettore alla trama dalla prima pagina all’ultima – e ai nuovi giallisti di vari paesi non necessariamente europei, quali Turchia, Israele, Cina, Giappone ecc…
Leggo quasi esclusivamente narrativa di genere, ovvero “di massa” come si sarebbe detto un tempo, o “di intrattenimento” come dice oggi chi non la apprezza appieno, dimenticando che anche Omero, Boccaccio e Ariosto scrivevano opere “di intrattenenimento”.


Come mai ha deciso di ambientare la saga di Publio Aurelio Stazio nella Roma Imperiale di Claudio (41-54 d.C.)?

La precoce lettura di “Io, Claudio” di Robert Graves ha colpito a distanza di decenni!


Secondo lei, il sistema di vita occidentale si può definire come una evoluzione moderna di quello romano?

Non credo proprio. Era una cultura completamente diversa, dove il bene e il male, l’amore e l’odio, la vita e la morte, venivano concepiti in tutt’altra maniera. In mezzo ci sono venti secoli di cristianesimo, con l’accento posto su valori che duemila anni or sono non erano percepiti come tali. E ci sono anche due secoli e mezzo di diritti dell’uomo, a partire dalle rivoluzioni settecentesche, in particolare quella francese, dove affondano le radici dell’Europa moderna, del tutto estranee sia al cristianesimo sia al mondo classico: oggi i nostri valori, per quanto vacillanti, sono riportabili al motto: “libertà, uguaglianza, fraternità”.


Progetti per il futuro?

Gatti, piante, viaggi, terme, internet, chiacchiere, libri da leggere, libri da scrivere.

Grazie! Per chi volesse approfondire questo è il sito ufficiale dell'autrice  http://www.diciemme.eu/ e il profilo pubblico su facebook http://www.facebook.com/danila.comastri.montanari

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