Il mio amico Hergal si era ucciso di nuovo. Era la quarantesima volta che andava a sbattere con il suo avioplano contro il Monumento a Zeefahr, ed era necessario fargli un corpo nuovo. E quando lo andai a trovare al Limbo, girovagai per l'eternità, prima che un robot me lo rintracciasse. Questa volta aveva la carnagione scura, era più alto d'una trentina di centimetri, con i capelli molto lunghi e i baffi, tutti di scintillanti fibre dorate, e quelle stupide ali che gli spuntavano dalle spalle e dalle caviglie.
Tanith Lee è una scrittrice inglese di romanzi e racconti di fantascienza, horror e fantasy.
Ha pubblicato oltre 70 romanzi e 250 racconti
In Italia è famosa per una serie di romanzi pubblicati negli anni 70-80 dalla case editrice Libra (diventata Perseo Libri e poi Elara S.r.l.), tra questi ricordiamo "Non mordere il sole" (Don't Bite the Sun 1976) pubblicato nel 1978.
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Ma non per tutti…
La protagonista (senza nome) è una giovane jang che cambia spesso il proprio corpo, non gli va mai bene niente, si sposa spesso e non ha affetti, vive la propria esistenza tra mille inquietudini, insieme ai suoi compagni, ma è infelice perchè si rende conto che non è “vita”…
"persino la morte non era permessa, era soltanto un corpo nuovo, o un lungo riposo che oscurava la mente, dopo di che il ciclo ricominciava ancora, quando sono stati cancellati tutti i ricordi del passato....."
“Non mordere il sole” non è il classico romanzo di fantascienza, dove ci sono guerre o spargimenti di sangue in un futuro di robot e astronavi, è un romanzo introspettivo, scritto in prima persona con la descrizione delle emozioni della protagonista, le sue frustrazioni, le sue ribellioni, la sua l’infelicità nonostante il benessere, e il suo desiderio di un figlio, per amare qualcuno…
Mi ha davvero emozionato, è un romanzo molto poetico, scritto davvero bene e con una splendida descrizione dei personaggi e del mondo che li circonda.
L’unico problema è la difficilissima reperibilità (magari nelle bancarelle dell’usato)
Esiste anche il seguito “Vino di zaffiro”
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