giovedì 9 settembre 2010

“Il Libro Eterno” intervista: Teresa Di Gaetano

Teresa Di Gaetano è diplomata in Giornalismo Radiotelevisivo ed ha collaborato per diverse testate giornalistiche.
Nel Novembre 2003 ha pubblicato la prima raccolta per ragazzi “Bubble, Bubble! Dodici racconti” insignita da vari riconoscimenti ai premi letterari. Alcuni suoi racconti sono apparsi nelle antologie dei premi.
Nel gennaio 2006 presso la Casa editrice Montedit è uscita una seconda raccolta “Conchiglia… e altri racconti”, mentre nel febbraio 2007 ha pubblicato per la stessa Casa editrice il suo romanzo di esordio “La bambola di vetro” (potete trovare la mia recensione qui)
Ha già scritto il primo volume della saga fantasy: “La sabbia delle streghe – La leggenda di Primrose”. E per ora sta scrivendo il secondo libro che si intitola “La sabbia delle streghe - Alla ricerca dei ricordi”.


Teresa è stata così gentile da rispondere alle domande di questa intervista.


Ciao Teresa e benvenuta nel blog “il libro eterno”, ti va di presentarti ai lettori?

Ciao e Buongiorno a tutti i lettori di questo bellissimo blog. Come hai ben affermato tu, sono Teresa Di Gaetano e sono una giornalista, oltre che un’aspirante scrittrice. Il mio sogno di diventare una scrittrice è nato quasi con me, nel senso che fin da piccola avevo una naturale propensione per la scrittura e per raccontare storie che non esistevano nella realtà. Quindi, praticamente da subito. Del resto questa passione, in genere, nasce in tenera età. Il momento preciso però, quando ho iniziato a sognare di intraprendere questa carriera, è stato grazie ad un tema assegnato da svolgere in casa. Era un tema di fantasia, il mio campo, ed io non ho esitato a “sfoderarla”. Il tema è stato letto ad un ristretto pubblico, in casa, ed ho provato quanto fosse bello far conoscere le proprie storie agli altri. Così da allora ho iniziato a sognare di diventare una scrittrice. Sentivo che dentro avevo tante storie che dovevano essere raccontate e che solo la mia penna poteva dare loro forma sul foglio. In seguito, mi sono cimentata a scrivere un breve giallo, a tenere un diario personale per esercitarmi nella scrittura, ed ho scribacchiato qualche poesie (ma sono solo brevi componimenti). Poi, finalmente, ho spiccato il volo: ho iniziato ad annotare su di un quadernetto i primi brevi racconti e sui foglietti trovati per caso le prime idee di trame di romanzi. Oggi ho una vasta raccolta di idee: potrei scrivere libri senza darne un numero ben preciso. In realtà, scrivendo i primi libri, mi sono accorta che non è poi così immediato scriverli come sembra!


Sei una giornalista e scrittrice, com’è nata la tua passione per la scrittura?

Bè… il giornalismo è venuto molti anni dopo la mia passione per la scrittura. E precisamente nel 2000. Mia madre trovò sulla bacheca della sua scuola un bando dove in una scuola di giornalismo cercavano allievi. Ed ha pensato subito di propormi di frequentarla, perché mi vedeva appropriata nei panni della giornalista televisiva. Ho iniziato scetticamente però: non volevo discostarmi dalla mia pura passione per la scrittura. Invece, col tempo ho avuto modo di ricredermi. Giornalismo e scrittura sono due binomi che vanno di pari passo. Molti scrittori sono anche giornalisti e viceversa, anche se non sempre tutti hanno intrapreso entrambe le carriere. Mi spiego: alcuni famosi scrittori, trovando riscontro nella scrittura, hanno abbandonato il giornalismo. Come nel caso dello scrittore Italo Calvino. Lui si sentiva decisamente più propenso per la narrativa, eppure si cimentò nel giornalismo. Anche Dino Buzzati era scrittore e giornalista. Ma noi lo conosciamo soprattutto come scrittore. Comunque, il giornalismo per chi scrive aiuta moltissimo: incontri persone che ti raccontano una storia, quindi umanamente stabilisci un contatto non soltanto per chi scrivi, ma anche di chi scrivi. Ne consegue un notevole quanto non indifferente arricchimento del bagaglio culturale.


Quali sono i tuoi autori preferiti?

Non ho un autore preferito, ho dei libri preferiti. E qui l’elenco sarebbe troppo lungo da riportare. Si può, allora, parlare a quale autore mi sento più affine, più vicina. Bè… in questo caso senza ombra di dubbio sono: Jean Paul Sarte e Fedor Dostoevjiski. Senza voler fare letteratura (non entro nel merito), in entrambi questi autori ho notato che mettono al centro delle loro storie i sentimenti. E per me, per i miei scritti, sono una componente davvero essenziale. Li descrivono bene, regalando ai personaggi spessore emotivo e, quindi, veridicità alla storia stessa.


Vuoi parlarci del tuo romanzo “La bambola di vetro”?

“La bambola di vetro” nasce dalla esigenza che allora avevo di mettere per iscritto i miei pensieri, le mie idee, in forma di romanzo. Infatti, si può definire a tutti gli effetti un romanzo, oltre che fantasy, filosofico. Il mio intento era dar voce ai personaggi, ai loro dolori più intimi per metterli in scena e rappresentare un vero e proprio dramma. Quello del dolore. Tutti i miei personaggi, infatti, dentro di loro, portano una sofferenza a cui ho dato voce, non con le semplici lacrime, ma con riflessioni accurate sull’esistenza. Ne conseguenze che ad ogni personaggio ho affidato il preciso compito di raccontare di sé. E così scopriamo che il vecchio Thomas Seward è uno scrittore perché lo dice lui stesso al ragazzo. Scopriamo che Reinhold è un sognatore, che desidera vivere avventure, perché è lui stesso che alla stazione di Walbank pensa a queste cose. Anche se il libro è raccontato in terza persona, è comunque ricchissimo non solo di pensieri dei personaggi, ma anche di dialoghi.
Cioè ho curato molto la parte dialogata, non mi sono soffermata a fare una pedissequa biografia del personaggio ogni volta che lo presentavo. Un po’ come nei film: conosci un personaggio perché lo vedi, perché è lui che ti racconta chi è, da come parla, da cosa dice, da come si veste. Tutto questo per dare paradossalmente veridicità alla storia, anche se poi è un fantasy a tutti gli effetti. Inoltre, col sistema dialogico, ho ricuperato l’antica quanto attuale usanza della narrazione orale, secondo il gusto classico: nell’antica Grecia e non solo erano i cantori, i cantastorie, che permettevano la diffusione delle storie nelle città. Conosciamo infatti la storia di Virgina perché viene appunto raccontata man mano dai personaggi. E la storia passata, quella che non c’è più, ma c’è stata, riprende vita grazie al loro racconto.


Che metodo di lavoro hai seguito per scrivere il romanzo?

Il romanzo avrebbe dovuto far parte della raccolta “Bubble, bubble! Dodici racconti”. Era un romanzo che avevo iniziato a scrivere subito dopo la stesura del primo volume della mia saga fantasy (La sabbia delle streghe, la leggenda di Primrose). Ma solo nel 2003, anno in cui è uscita la mia prima raccolta di racconti, mi sono decisa finalmente a completarlo. Bè… in genere per scrivere un libro parto da un’idea che ho pensato prima e che ho annotato in un foglio. Quando inizio a scriverlo, quindi, non ho tutto predisposto, perché non ho deciso nulla in anticipo. Solo man mano, quando la storia prende forma, allora inizio a decidere le sorti dei personaggi, perché proprio allora la storia mi suggerisce idee e soluzioni. Quindi, inizio con questa massa informe, inseguo questa idea (anche se a volte me ne discosto ed anche a malincuore) e la storia ha inizio, prende forma. E’ chiaro che svolgono un ruolo chiave sia le esperienze che ho vissuto, sia le letture che ho fatto. Credo che sia una buona tecnica perché permette di creare la suspence nello scritto, che non è solo mia, ma soprattutto di chi legge. In un certo qual senso mi pongo come lettrice-scrittrice…


Come giudichi il panorama del fantasy in Italia?

Ricchissimo! Molti autori si cimentano a scrivere fantasy, questo vuol dire che c’è molta più voglia di evasione, di avventura, di fantasia. Infatti, ognuno rielabora questo genere a suo piacimento, il che permette, senza ombra di dubbio, di farlo spaziare, di renderlo “senza confini”. Comunque, sono dell’avviso, che è necessario partire da chi ci ha preceduti. Leggere libri fantasy aiuta a far spaziare l’immaginazione. Negli ultimi due anni, infatti, ho cercato di leggere libri di questo genere.
Per ora sto appunto leggendo “Le cronache di Narnia” di C. S. Lewis. Sono davvero colpita non solo della bellezza dei questi libri, ma anche dell’immensa immaginazione dell’autore. Credo che chiunque si cimenti a scrivere fantasy dovrebbe leggere questi testi, perché hanno davvero tantissimo da insegnare!


Hai pubblicato il tuo romanzo con la Montedit, come ti sei trovata con questa casa editrice?

Molto bene. Lo dimostra che la mia Casa editrice è arrivata finalista ne il premio “Sole 24 ore” per i portali internet che gestisce, e precisamente quello sui poeti e quello sugli scrittori.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mentre attendo di veder pubblicato il primo volume della mia saga fantasy (La sabbia delle streghe – La leggenda di Primrose), ho “allestito” un blog dedicato tutto sulle curiosità della saga (http://lasabbiadellestreghe.blogspot.com/) e continuo a lavorare sul secondo libro della saga (La sabbia delle streghe – Alla ricerca dei ricordi) che è davvero un volumone (ci voglio solo due raccoglitori per la prima e la seconda parte… e la terza? Dove la metterò? In un altro raccoglitore, ovviamente!)! E poi spero di completare altri libri che ho lasciato in sospeso, continuando ad aggiornare il mio amato blog personale (http://teresadigaetano.wordpress.com/ ).

Grazie Terry, vi lascio con il booktrailer de "la bambola di vetro"


1 commento:

  1. Ciao! Sto scrivendo un romanzo dark-fantasy. Se ti va passa a trovarmi. :o)

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