giovedì 22 novembre 2012

Segnalazione: La signora che vedeva i morti di Marco Bertoli


Cari lettori
oggi vi segnalo un titolo di un esordiente italiano, un giallo storico fantasy ambientato nel 1600 tra Pisa e Lunigiana.  
La protagonista è Debrena Mori, una giovane donna cieca che vive a Pisa e occupa la posizione di Primo Siniscalco dell'Ufficio Indagini Speciali dei Reali Moschettieri al tempo del regno di Ugolino V della Gherardesca. 
Debrena non è una ragazza come le altre, da bambina è stata colpita da un fulmine e ha ricevuto un dono (o maledizione) inatteso, riuscire a vedere gli spiriti dei morti assassinati... 


La signora che vedeva i morti di Marco Bertoli

pubblicato da Felici Editore

In un XVII secolo molto simile a quello vero, tra Pisa e la Lunigiana, Debrena Mori, primo siniscalco dell’ufficio indagini speciali dei reali moschettieri durante il regno di Ugolino V della Gherardesca, svolge con perizia e freddezza la propria funzione. Un tempo, però, era stata solo una giovane donna del popolo, cieca ma capace di vedere le anime dei defunti. Manfredi Gambacorti, colonnello dei reali moschettieri e Franco Gentilini, mago giudiziario, entrambi funzionari investigativi, indagano su una serie di indecifrabili suicidi e su un omicidio altrettanto misterioso... un giallo in costume dove la Storia si narra con rigore.

Un Brano 


Debrena si dissolse in quella luce. Di colpo fu buio.
Il temporale passò e il pomeriggio svanì nella quiete del tramonto.
Giunse la sera.
Tra un festoso frinire di grilli, un padre affranto e senza più voce, ritrovò la propria figlioletta.
Il cuore ricolmo d’angoscia si avvicinò a passi lenti al quel piccolo fagotto immobile, riverso sotto il tronco semi incenerito e ancora fumante di quello che il mattino era stato un albero orgoglioso.
L’odore acre e il lieve sentore di carne bruciata che aleggiavano nell’aria ora tranquilla gli fecero temere il peggio.
La vista della minuscola carcassa contorta, pressoché indistinguibile dai pezzi di legno strinati sparsi sul terreno vicino alla bambina, gli congelò il sangue nelle vene.
Temette di non farcela a percorrere quell’ultimo passo.
Era un uomo dalla schiena dritta, abituato a una vita di duro lavoro in cui stenti e sofferenze erano stati spesso il suo salario giornaliero e lo avevano segnato nel fisico. Calli e cicatrici deturpavano un corpo ora magro come un’acciuga ma resistente come il miglior acciaio di Toledo, che una volta aveva fatto impazzire le ragazze.
S’inginocchiò.
Avvezzo alla sua quotidianità e alle sue forme, la morte non gli faceva paura, eppure, in quel momento, grosse lacrime d’infinita disperazione gli scesero lente lungo le guance ispide.
Serrò le mascelle e si costrinse ad allungare la mano tremebonda verso la spalla di Debrena.
Una sensazione gelida gli pervase le dita dalla pelle dura e spessa come il cuoio conciato, facendogli saltare un battito del cuore.
Trattenne il fiato.
Supplicò il Cielo con tutta la fede che gli riuscì di trovare, poi scosse dolcemente la bimba, sussurrando piano il suo nome, come se paventasse di svegliarla.
Un debole gemito di risposta lo rincuorò. La gioia lo sopraffece a tal punto che credette di morire.
Senza il minimo sforzo prese in braccio Debrena, reggendola con estrema delicatezza, come fosse una fragile e preziosa porcellana, quindi, rialzatosi, si incamminò verso casa.
Lungo il cammino non ebbe alcuna vergogna di piangere di sollievo, anzi, diede libero sfogo all’ansietà che lo aveva artigliato durante la ricerca della sua creatura, singhiozzando quietamente.
Rinvenne nella memoria parole dal suono strano e la sua voce roca intonò, storpiandolo al meglio, un inno di ringraziamento a Dio misericordioso per aver risparmiato la vita della figlia.
I grilli si unirono di buon grado a quel canto in latino maccheronico cui seguì, senza soluzione di continuità, un miscuglio confuso di attestazioni di amore paterno, rimproveri e crucci per la salute della bambina.
Frasi senza senso e nesso logico, pronunciate all’unico scopo di tranquillizzare la bambina e alleviare il peso che gravava tuttora su quel tenero cuore paterno.
Erano prossimi alla fattoria quando Debrena aprì gli occhi, mormorando piano: «Babbo?»
L’uomo chinò la testa, fissando lo sguardo sull’amato visino infantile.
Il sorriso svanì dalle sue labbra e una fiumana di orrore gli travolse l’anima.

L'autore 

Marco Bertoli è nato a Brescia nel 1956 da genitori lunigianesi. Dopo aver vissuto vent’anni a Cesena, si è trasferito a Pisa dove si è laureato in Scienze Geologiche. Lavora come tecnico di laboratorio al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. Saggi di storia militare e gialli storici costituiscono le sue letture preferite.
Autore: Marco Bertoli
Titolo: La signora che vedeva i morti - Un giallo storico tra Pisa e la Lunigiana
Anno di pubblicazione: 2012
Genere: Narrativa
Formato: 12x17
Legatura: Brossura
Pagine: 360
Illustrazioni: Nessuna
Editore: Felici editore, collana Caleidoscopio
ISBN: 978-88-6019-605-7
Prezzo di copertina: € 13,00

1 commento:

  1. sto leggendo questo libro dopo averlo visto segnalato Vincitore del Premio Regione Toscana come il più votato on line, e lo consiglio a chi è interessato a storie un pò gialle un pò fantasy ma soprattutto a chi vuole avere una visuale storica del periodo in cui si svolge la trama

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