sabato 23 luglio 2011

Il club dei suicidi - Albert Borris

Recensione

Owen, Audrey, Frank e Jin-Ae sono i “suicide dogs”, quattro adolescenti difficili che si sono incontrati in una chat per aspiranti suicidi.
Dopo aver dialogato on-line per mesi, decidono d’incontrarsi dal vivo e di partire per un viaggio "on the road”, per visitare le tombe dei personaggi famosi che si sono suicidati, come Anne Sexton, Judy Garland, Kurt Cobain, ecc. ma il loro è un patto di morte perché nell’ultima tappa del viaggio, la Death Valley, metteranno fine anche alla loro vita.
Ma sarà davvero così?

Dopo “Break ossa-rotte”, la Giunti Y pubblica un nuovo romanzo dedicato all’autolesionismo, ma quello più estremo, infatti non troviamo un ragazzo che vuole rompersi le ossa per diventare più forte, ma quattro teenager disperati che decidono di suicidarsi dopo un viaggio in macchina.
L'autore è un affermato psicoterapeuta che si occupa soprattutto di adolescenti difficili e ha incontrato molti aspiranti suicidi (e da quello che ho letto in rete, parte delle storie raccontate nel romanzo sono vere).

Owen è il cervellone del gruppo, quello che conosce tutte le storie dei suicidi famosi e ha preparato tutte le mappe da utilizzare durante il viaggio. E’ molto introverso e non ha mai avuto una ragazza.
Audrey è il suo opposto, è molto esuberante e non ha peli sulla lingua, ama le canzoni dei Nirvana e Kurt Cobain è il suo mito.
Frank è un tipo trasandato, ama il football ed eccede nell’alcool perché vuole dimenticare i suoi problemi familiari.
Jin-Ae al contrario di Audrey è timida e insicura, per questo s’infligge tagli sulla pelle con le sue unghie ben affilate.
In apparenza sembrano molto diversi tra loro ma in realtà hanno molte cose in comune. A parte la tendenza al suicidio, hanno un pessimo rapporto con i genitori (come nella maggior parte dei romanzi YA), non riescono ad affrontare i problemi quotidiani e soprattutto sono soli.
Sono quattro ragazzi senza guida che cercano di commettere l’autolesionismo più estremo, il suicidio, perché non hanno nessuno con cui parlare e confidarsi, non hanno amici o parenti che li sostengono. Ma il viaggio “sulla strada” (citando Kerouac) e la forzata convivenza, li porterà a fraternizzare tra loro e non saranno più gli stessi.

La morte è una costante della storia, il pensiero di togliersi la vita accompagna i protagonisti per tutto il romanzo eppure ci sono momenti molto divertenti e ironici, infatti è facile affezionarsi ai quattro ragazzi e fanno tenerezza le loro proposte assurde o le varie classifiche (tipo le 10 cose da fare, le 10 cose da ricordare, ecc.), senza dimenticare i vari battibecchi o le dimostrazioni di amicizia tra loro.
Owen è il più disperato del gruppo, perché non riesce a superare la morte del fratello, Forrest (anche se sono passati molti anni), è dalla sua voce che conosciamo l’intera storia.
Il romanzo non è diviso in capitoli, ma viene intervallato dai dialoghi in chat dei ragazzi, e in questo modo l’autore ci fa scoprire tanti particolari della loro vita, soprattutto i motivi che li hanno portati a tentare più volte il suicidio.

La tematica è molto forte perché il suicidio è in costante aumento tra i giovanissimi, ma l’autore affronta l’argomento con garbo e ironia.
Mi sono piaciute le varie tappe del viaggio (alcuni personaggi non li conoscevo) e i dialoghi, diretti e semplici.
Nonostante il target young-adult lo consiglio anche agli adulti.

Voto: 4 stelle anobiiane


L'autore

Albert Borris vive nel New Jersey, è un affermato teen counselor e ama il trekking estremo. Ha seguito le tracce del leopardo delle nevi sull'Himalaya e ha girato l'Islanda a piedi, ma definisce il suo lavoro quotidiano, che ama immensamente, come la più entusiasmante avventura della sua vita. "Il club dei suicidi" è il suo primo romanzo.

Titolo: Il club dei suicidi. Crash into me
Autore: Albert Borris
Traduttore: Lo Porto T.
Editore: Giunti Editore (collana Y)
Data di Pubblicazione: Luglio 2011
ISBN: 9788809751750
Dettagli: p. 224


1 commento:

  1. Lo ho letto e devo dire che mi è piaciuto,in fondo fa riflettere ed è anche piuttosto ironico.

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